viernes, 1 de enero de 2021

Yo soy Inmigrante. Relato real. La soledad como compañera.

                                                                               

      Imagen  cedida por  la "Galería de Imágenes de Instagram" de Miguel Ruiz Mora (ruizmoramiguel)


¿Qué es ser inmigrante, qué es sentirse inmigrante?. Es mucho más que el concepto de la inmigración, detrás de cada proceso de inmigración hay una PERSONA, un ser humano, toda una familia, un entorno, que va a sentir y sí, sufrir, en mayor o menor medida el proceso de su migración.


Muchas veces nos olvidamos de que existen, están fuera, no forman parte de nuestro entorno, se han ido, sin embargo en cierta forma están: para sus familias, sus seres queridos que se quedan en su país de origen, en ocasiones por ejemplo hasta hijos que acaban separados de unos padres (por miles de kilómetros, quizás un océano por en medio) que se han ido buscando cómo seguir manteniendo económicamente a sus hijos, tras crisis graves en sus países, buscando encontrar trabajo y un lugar seguro para ellos, al que llevarlos consigo tras un tiempo indeterminado (a veces años, muchos, quizás).


Personalmente tengo amistades y personas conocidas y queridas repartidas por diferentes lugares del mundo, algunos han podido volver a ver a su familia este año pasado 2020, han podido retornar un tiempo a su país de origen y ver a sus padres, otros llevan mucho tiempo sin verles, y no saben cuándo podrán reencontrarles (incluso esperando que sigan con vida cuándo puedan viajar). Como todos viven la pandemia del Coronavirus lo mejor posible. Sin embargo no me gusta generalizar, pues eso hace que no seamos conscientes de su dolor, yo me quedo con cada historia, de cada uno de ellos, con sus nombre que aquí no menciono, aunque tengo muy presente mientras escribo.


Esta entrada es especialmente para VOSOTROS, pues no puedo ni quiero olvidaros. Aunque el 2020 no ha sido un año fácil, sino más bien complejo para muchos ciudadanos, son fechas navideñas aún, y en éstas no todo es alegría y felicidad para todos. No estoy en vuestros corazones, no soy parte de vuestros sentimientos, sin embargo estáis muy presentes en los míos. Y querría que el Mundo OS VEA, os tenga presente. No aparecéis en anuncios de publicidad, dónde ya no hablan de volver a casa, seguramente a sabiendas de que muchos de vosotros ni podréis, o lo mismo no lo hacéis por proteger a los vuestros (algunos ya muy mayores). No conocen vuestros miedos.

Quiero deciros que estoy con vosotros, y estáis conmigo, en mis recuerdos, muy presentes, en mi corazón, en mis sentimientos. Y mi mayor deseo para todos, es que tengáis muchísima salud, y pronto podáis volver a visitar vuestra tierra y sentir la cercanía, la mirada enfrente, de vuestros seres queridos.

Para muchas personas esta entrada sé que pasará desapercibida, como una más del blog, para vosotros no. Es mi forma de deciros que ¡¡ Os quiero !!, os recuerdo, y siento vuestro posible dolor en estas fiestas. Y os deseo lo que , posiblemente, para vosotros sería un gran regalo: reencontraros nuevamente, cuándo podáis, ojalá en breve, con vuestros seres queridos que viven tan lejos. ¡Un gran abrazo!.



¿Quieren saber lo que es sentirse como inmigrante?. Ahora les voy a compartir la historia  real de una mujer muy generosa, una persona que vivía en su país, y tuvo que dejarlo (fue la elección de su familia) para seguir adelante luchando. Una mujer que pasó de ejercer su profesión, que amaba, con su independencia física (yendo de un lugar a otro en su propio coche), con un salario, sintiéndose valorada por las personas para las que realizaba su trabajo, a vivir encerrada en casa no pudiéndose mover con libertad, a pasar a vivir en un pequeño pueblo-aldea (más que una “partida” de un pueblo español), en el que para hacer cualquier compra había que salir fuera, en bus o tren (muy caros además), pues viven sin comercio alguno (ninguno, lo recalco), ni siquiera un mini supermercado, sin gasolinera, sin cafeterías, ni conocer el idioma, ni tener amigos, con dos niños que no hablaban la lengua del país de acogida …

Os dejo con su historia, de gran valor emocional y personal. Está escrita en italiano, y otra persona que fue inmigrante, y sabe traducirlo, generosamente lo ha hecho, para que pueda compartirla con vosotros. Es la historia de “Daiana Savone” (con su permiso escribo su nombre). Os comparto el documento original escrito por ella, en su lengua materna, y la posterior traducción al español. Me ha dado permiso para compartirla con vosotros y traducirla, por lo que está absolutamente prohibido su reproducción (de forma total o parcial) en otro lugar/web/libro, etc. Sólo puede hacerse nombre a ella a través de copiar y pegar directamente la url de esta entrada en el blog.


TEXTO ORIGINAL EN ITALIANO. 

Martedi 1 diciembre 2020

IMMIGRAZIONE. Daiana Savone.

Mi chiamo Daiana e ho 38 anni. Sono nata e cresciuta nel sud Italia. Sono sposata da 11 anni e ho 2 bambini.

Purtroppo nel mio paese di origine la situazione lavorativa non è mai stata buona. Mio marito è stato più di un anno senza lavoro e abbiamo deciso di migrare in Svizzera. È partito prima lui, che già conosceva il tedesco. Ha fatto un paio di lavori e quando ha ottenuto il contratto indeterminato con una fabbrica di finestre era arrivato il momento di trasferirci tutti. Per tutti intendo io e i miei figli. Purtroppo il resto della famiglia è rimasta in Italia. Non avrei mai immaginato nella mia vita di vivere e crescere i miei figli in un posto diverso da quello in cui sono nata. Non avrei mai immaginato di crescerli senza i nonni, gli zii, le cugine. La vita a volte è davvero imprevedibile.

Siamo qui in Svizzera da ormai 5 anni. All'inizio ci sembrava di essere arrivati su un altro pianeta. Una nuova lingua, nuovi paesaggi, scuola, lavoro, abitazione, abitudini, tutto nuovo e diverso da quello che ci eravamo lasciati alle spalle...  La nostra casa, presa in affitto, aveva pochi mobili. Non avevamo un divano, niente televisione, niente armadi....solo i letti, cucina, un tavolo e 4 sedie.

I primi mesi sono stati i più duri. Mio marito andava a lavorare la mattina e rientrava la sera. Io in casa tutto il giorno con due bambini piccoli a inventare qualcosa da fare per far passare prima il tempo. È stato davvero difficile farmi vedere serena dalla mia famiglia mentre iniziavo una nuova vita... sentivo forte la mancanza della mia mamma, del mio papà, delle mie sorelle, nipoti, cognati e di tutti i miei amici. Non avevo più uno stimolo, non avevo più le mie abitudini, la mia auto, la mia casa.

Purtroppo penso di essere caduta in depressione e per chi viveva con me non è stato facile starmi vicina e vedermi piangere tutti i giorni. Ogni tanto ho provato ad uscire a fare una passeggiata con i bambini ma non conoscendo nessuno durava poco.

Mio figlio grande avendo tre anni e mezzo ha iniziato a frequentare l'asilo,o scuola dell'infanzia, ma con poco successo. Purtroppo non capendo la nuova lingua cambiava il suo umore ogni giorno..era sempre più triste, chiuso in se stesso chiedeva spesso quand'è che saremmo ritornati a casa. A scuola anche i bambini non sono empatici e non potendo capire il trauma subito da mio figlio a causa del trasferimento, non avevano pazienza con lui e lo isolavano, lo escludevano dai compleanni festeggiati in casa, dai giochi che facevano al parco giochi e a volte mio figlio ha anche subito atti di bullismo... E quando io ero con lui i bambini del parco giochi prendevano in giro anche me perché non sapevo parlare la loro lingua, prendevano in giro la mia nazione l'Italia e io non sapevo e non potevo reagire...

Questi atteggiamenti hanno solo fatto si che uscivamo sempre di meno....

Ho cercato di spiegare più volte ai miei figli che questi sacrifici che stavamo facendo tutti erano soprattutto per loro, per potergli assicurare un futuro migliore di quello che si stava prospettando in Italia. I bambini accettavano questa spiegazione ma il loro umore non cambiava...

Al passaggio tra l'asilo e le elementari per mio figlio è stata una sorta di liberazione perché ha iniziato a frequentare un istituto speciale dove vanno tutti i bimbi con il suo stesso problema: la lingua.Si è ritrovato in una classe con altri 9 bambini provenienti da tutto il mondo,compresa la Svizzera, che avevano un livello di tedesco molto basso. Grazie a questa scuola ho visto rinascere mio figlio...era di nuovo sorridente e allegro...in questa scuola adesso ci vanno tutti e due i miei figli e ogni giorno sono molto felici di andarci. Il loro tedesco è migliorato tantissimo ed io sono felice per loro.


Ora toccava a me imparare bene il tedesco. Per superare il problema della lingua mi sono informata sui vari corsi di tedesco che proponevano su internet o al municipio ma erano tutti troppo costosi per noi. A quel punto ho cercato di imparare qualcosa con le varie app prese su internet ma anche quelle dopo un po diventavano a pagamento e mi fermavo. Tramite dei colleghi di lavoro di mio marito ho conosciuto un'associazione che una volta a settimana faceva corsi di lingua gratuiti alle donne casalinghe straniere e ho iniziato a frequentare. In quel posto mi sono sentita da subito smarrita perché capivo pochissimo di quello che dicevano ma continuando a vedere quel gruppo tutte le settimane mi sono sentita parte di esso. 


Venendo in Svizzera speravo sarebbe stato tutto più semplice ma le difficoltà sono tante. Le persone conosciute mi sembravano tutte molto apatiche. Nessuni si preoccupava di chiederti come stava andando la tua giornata o se per caso avevi bisogno di aiuto o una dritta per i vari documenti.

Quando si migra in un paese estero è come se pian piano perdi la tua identità... qui siamo e saremo sempre gli italiani, quando torni in Italia per le vacanze, invece, sei diventato ormai lo svizzero. Purtroppo questo tipo di esperienze cambiano il proprio carattere, un po per autodifesa, per non soffrire e andare avanti...

Adesso sono 5 anni che vivo qui e per fortuna non piango più tutti i giorni...Con educazione e rispetto mi sono legata ad alcune persone e loro a me...ho poche amiche ma sincere...i bambini parlano abbastanza bene il tedesco e anche loro hanno pochi amici ma sinceri e tranquilli...

La vita in generale riserva sempre dei periodi neri e con tanta pazienza dobbiamo solo aspettare che passino dandoci da fare... Per chi leggerà questa mia esperienza mi sento di consigliare qualcosa. Se avete intenzione di andare all'estero in un paese che non si conosce prendete tutto con calma. Se potete imparate prima possibile la lingua del posto, usanze e leggi...e un augurio a tutti di tanta buona fortuna.



TRADUCCIÓN AL ESPAÑOL 

Me llamo Daiana y tengo 38 años. Nací y crecí en el sur de Italia. Estoy casada desde hace once años y tengo dos hijos. 

Por desgracia en mi país de origen la situación laboral no fue nunca buena. Mi marido estuvo más de un año sin trabajo, y tomamos la decisión de emigrar a Suiza. Primero se fue él, que ya conocía el alemán. Hizo un par de trabajos y cuándo consiguió el contrato de trabajo indefinido en una fábrica de ventanas, llegó el momento de mudarnos todos, y por todos entiendo yo y mis hijos. Por desgracia el resto de la familia se quedó en Italia. No me habría imaginado en toda mi vida de vivir y ver crecer a mis hijos en un sitio diferente de aquél en el que nací. No habría imaginado nunca de verlos crecer sin los abuelos, los tíos y los primos. La vida a veces es verdaderamente imprevisible. 

Estamos aquí en Suiza ya desde hace 5 años. Al principio nos parecía haber llegado a otro planeta. Una nueva lengua, nuevos paisajes, escuela, trabajo, estancias, hábitos, todo nuevo y diferente de aquello que habíamos dejado a nuestras espaldas. Nuestra casa, que era de alquiler, tenía pocos muebles, no teníamos un sofá, nada de televisión, ningún armario, sólo las camas, cocina, una mesa y cuatro sillas. 

Los primeros meses fueron los más duros. Mi marido se iba a trabajar por la mañana y llegaba por la noche. Yo en casa todo el día, con dos niños pequeños, inventando cualquier cosa para hacer, para que pasara el tiempo lo más rápido posible. Fue muy difícil hacerme ver serena delante de mi familia, mientras iniciábamos una nueva vida. Sentía fuerte la falta, la añoranza, de mi mamá, de mi papá, de mis hermanas, sobrinos, cuñados, y de todos mis amigos. Ya no tenía ningún estímulo, no tenía mis hábitos, mis costumbres, mi coche, mi casa. 

Sin embargo pienso que caí en una depresión, y para quién vivía conmigo no fue fácil estar junto a mí y verme llorar todos los días. De vez en cuando probé a salir, a hacer algún paseo, con los niños, pero no conociendo a nadie, duraban poco. 

Mi hijo mayor, teniendo tres años y medio empezó a ir al jardín de infancia, pero con poco éxito. Por desgracia, al no entender la nueva lengua, su humor cambiaba cada día. Estaba siempre cada vez más triste, encerrado en sí mismo y preguntaba a menudo que cuándo volveríamos a casa. En el colegio los niños no eran empáticos y no podían entender el trauma repentino de mi hijo a causa de la mudanza. No tenían paciencia con él, lo aislaban y lo excluían de los cumpleaños que se celebraban en casas, de los juegos que hacían en el parque. En los juegos que tenían lugar en el parque a veces mi hijo también ha sufrido actos de bulling. Y cuándo yo estaba con él, los niños del parque también me tomaban el pelo a mí porque no sabía hablar su lengua.  También se burlaban de mi país, de Italia, y yo no sabía ni podía reaccionar. Estas actitudes nos han hecho de salir cada vez menos ... 

He intentado de explicar muchas veces a mis hijos que estos sacrificios que estábamos haciendo eran sobre todo para ellos, para poderles asegurar un futuro mejor que el que se estaba produciendo en Italia. Los niños aceptaban estas explicaciones pero su humor no cambiaba. 

Al pasar del jardín de infancia a la escuela de primaria, para mi hijo fue una especie de liberación, porque empezó a asistir a un centro especial, dónde van todos los niños con su mismo problema, la lengua. Se encontró en una clase con otros nueve niños provenientes de todo el mundo, incluida Suiza, eran niños que tenían un nivel de alemán muy bajo. Gracias a esta escuela he visto renacer a mi hijo..., estaba de nuevo sonriente y alegre. A esta escuela ahora van mis dos hijos y cada día están muy felices de ir. Su alemán ha mejorado muchísimo y yo estoy muy feliz por ellos. 


Ahora me tocaba a mí aprender bien el alemán. Para superar el problema de la lengua me informé sobre varios cursos de alemán que proponían en Internet o en el municipio, pero eran todos muy caros para nosotros. En este punto intenté aprender un poco con las aplicaciones (con las Apps) que había en Internet, pero después de un poco había que pagarlas y me paraba. A través de los colegas de trabajo de mi marido conocí una Asociación que una vez por semana hacía cursos de lengua gratuitos para las mujeres, amas de casa, extranjeras, y empecé a asistir a ellos. En ese sitio me sentía de repente confundida porque entendía poquísimo de lo que decían, pero al continuar yendo a este grupo todas las semanas me llegué a sentir una parte de eso. 


Al venir a Suiza esperaba que sería todo un poco más simple, pero las dificultades son muchísimas. Las personas conocidas me parecían todas muy apáticas. Nadie se preocupaba de preguntarte cómo iba tu día o si por casualidad necesitabas que te echaran una mano con los diferentes documentos. 

Cuándo se emigra a un país extranjero es como si perdieses poco a poco tu identidad. Aquí somos y seremos siempre los italianos, cuándo volvemos a Italia en vacaciones, sin embargo te has convertido ya en los suizos. Por desgracia, este tipo de experiencias cambian también tu propio carácter, un poco por autodefensa para no sufrir y seguir para adelante. 

Ahora hace ya 5 años que vivo aquí y por suerte ya no lloro más todos los días...Con educación y respeto me he acercado a algunas personas y ellas a mí. Tengo pocas amigas pero sinceras. Los niños hablan bastante bien el alemán y también ellos tienen pocos amigos pero sinceros y tranquilos...

La vida en general reserva o consta también de períodos negros y con muchísima paciencia debemos sólo esperar que  pasen estos momentos para seguir haciendo.  Para quién leerá esta experiencia mía, me gustaría aconsejar una cosa. Si tenéis intención de ir al extranjero, a un país que no conocéis, tomároslo todo con calma. Si podéis aprender primero, antes, si es posible, la lengua del sitio, las costumbres y las leyes. Y un deseo a todos de muchísima buena suerte. 




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